Guide Turistiche Corinaldo: visite guidate a Corinaldo con Guide Turistiche abilitate per Ancona e provincia
Benvenuti nel sito di Guide Turistiche Marche dedicato alla provincia di Ancona!
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Santa Maria Goretti, la vita
Maria Goretti, nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890 e battezzata lo stesso giorno, fu cresimata, secondo l’uso dei tempi in tenera età, il 4 ottobre 1896 quando il vescovo Giulio Boschi giunse in visita pastorale nel paesino.
Nel 1897, i genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini che avevano oltre la primogenita Maria, altri quattro figli, decisero di trovare lavoro altrove, viste le condizioni di miseria in cui versavano. Mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero di spostarsi nell’Agro Pontino in Lazio, luogo infestato dalla malaria.
Giunsero dapprima nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano, dove lavorarono come mezzadri insieme ad un’altra famiglia, i Serenelli, anch'essa di origine marchigiana e composta solo da padre e figlio, essendo la madre morta da tempo. In seguito i rapporti con il proprietario si guastarono così i Serenelli e i Goretti dovettero lasciare Paliano.
Fortunatamente trovarono un’altra sistemazione, sempre come mezzadri, nella tenuta del conte Lorenzo Mazzoleni a Ferriere di Conca, nelle Paludi Pontine, zona che prima della bonifica fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale e l’immenso acquitrino a sud. Non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare e vi imperversava la malaria. Il chinino, unico farmaco efficace, era soprattutto usato per scopo terapeutico, ma non serviva come prevenzione.
Mentre i genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria si occupava delle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa colonica e badando ai fratellini più piccoli.
Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre morì, stroncato dalla malaria ai margini della palude. Maria aveva appena 10 anni, e fu di conforto alla mamma, rimasta sola ad occuparsi della famiglia. Nonostante il raccolto fosse buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni di ben 15 lire dell’epoca. Il proprietario aveva invitato la madre a lasciare quel lavoro e la casa, poiché non la reputava più all'altezza; ma mosso a pietà dalla disperata richiesta di restare da parte di mamma Assunta, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì, purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina e coltivavano altri terreni. La soluzione sembrò ideale: i Serenelli padre e figlio coltivavano i campi e Assunta accudiva i figli e le due case, oltre ai lavori sull’aia, mentre Maria si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario. Non riusciva però più ad andare a scuola, che già frequentava saltuariamente; era definita dalla gente dei dintorni “un angelo di figliola”, recitava il rosario, era molto religiosa come d’altronde tutta la famiglia. Aveva insistito per fare la Prima Comunione a meno di undici anni, invece dei dodici come si usava allora: con grandi sacrifici era riuscitaa frequentare il catechismo e così nel maggio del 1902 poté ricevere la Comunione. Fino ad allora la sua fu una vita di stenti, duro lavoro, sacrifici, poche messe alle quali assisteva nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello. Questa chiesa però chiudeva da giugno a settembre, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto distante parecchi chilometri.
Intanto i rapporti fra il Serenelli padre e Assunta Goretti si incrinarono, in quanto egli essendo vedovo le fece ben presto capire che se voleva mangiare doveva sottomettersi alle sue richieste non proprio oneste. Siccome Assunta non era disposta a cedere, il Serenelli cominciò a controllare tutto, persino le uova nel pollaio e a passarle gli alimenti con il contagocce. Maria intanto giunta ai dodici anni, cominciava a svilupparsi nel fisico, diventando di bell’aspetto, ma il suo animo era semplice e puro e non aveva avuto tempo di sognare per il suo futuro, tutta presa ad aiutare nel lavoro, sostenere e incoraggiare la mamma e ad accudire i fratelli piccoli. Il figlio del Serenelli, Alessandro, aveva intanto raggiunto i 18 anni, di fisico robusto era l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma, cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere. Quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista poco raccomandabile, che portava in casa e suscitava così le proteste di Assunta, ma il padre lo giustificava dicendo che si doveva esercitare nella lettura. Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima e cominciava a cercare di avere degli approcci di tipo diverso, insidiandola varie volte, ma veniva sempre respinto dalla ragazza. Un giorno le fece apertamente delle proposte peccaminose e al rifiuto di Maria, temendo che ne parlasse in famiglia, la minacciò di morte se non avesse mantenuto il silenzio.
Maria per non aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie, stette zitta, rimanendo meravigliata dalla situazione che non capiva, perché aveva sempre considerato Alessandro come un fratello. Il 5 luglio 1902 i Serenelli ed i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche e Maria seduta sul pianerottolo che guardava l’aia, rammendava una camicia del giovane Alessandro. Ad un certo punto questi lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò verso casa. Giunto sul pianerottolo invitò Maria ad entrare dentro, ma lei non si mosse, allora la prese per un braccio e la trascinò con forza nella cucina che era la prima stanza dove s’entrava.
Il racconto è dello stesso Alessandro Serenelli, fatto al Tribunale Ecclesiastico: Maria Goretti capì le sue intenzioni e prese a dirgli: “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno”. Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie e preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla. Maria lo rimproverava e si divincolava e lui ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia e lei ancora diceva: “Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…”, quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente. Le grida della ragazza a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue, fu trasportata nell’ospedale di Orsenico di Nettuno, dove a seguito della copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici non riuscirono a salvarla. Ancora viva e cosciente, perdonò il suo assassino, dicendo all’affranta madre che l’assisteva: “Per amore di Gesù lo perdono, voglio che venga con me in Paradiso”. Fu iscritta sul letto di morte tra le Figlie di Maria, ricevette gli ultimi Sacramenti e spirò placidamente il giorno dopo, il 6 luglio 1902.
Alessandro arrestato e condannato al carcere, già nel 1910 si era pentito e aveva sognato “Marietta”, come veniva chiamata, in Paradiso che raccoglieva fiori e glieli donava con il suo inconfondibile sorriso. Quando uscì dal carcere nel 1928, andò da mamma Assunta, tornata a vivere a Corinaldo, per chiederle perdono e in segno di riconciliazione si accostarono entrambi alla Comunione, nella notte di Natale di quell’anno.
Il 31 maggio 1935 nella Diocesi di Albano si apriva il primo processo per la sua beatificazione, che avvenne come già detto, il 27 aprile 1947 con Pio XII, lo stesso papa la canonizzò il 24 giugno 1950, di fronte ad una folla immensa, dopo essersi congratulato con la madre, che ammalata e seduta su una sedia a rotelle, assistette al rito da una finestra del Vaticano. Mamma Assunta dunque, semplice e forte donna dei campi, fu presente a quell’evento straordinario, unico caso nella storia della Chiesa in cui un genitore assiste alla glorificazione della propria creatura.
Il corpo di Santa Maria Goretti, novella martire moderna, riposa nella cappella a lei dedicata, nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai Padre Passionisti e meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo cattolico; la sua festa si celebra il 6 luglio.
Maria Goretti, nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890 e battezzata lo stesso giorno, fu cresimata, secondo l’uso dei tempi in tenera età, il 4 ottobre 1896 quando il vescovo Giulio Boschi giunse in visita pastorale nel paesino.
Nel 1897, i genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini che avevano oltre la primogenita Maria, altri quattro figli, decisero di trovare lavoro altrove, viste le condizioni di miseria in cui versavano. Mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero di spostarsi nell’Agro Pontino in Lazio, luogo infestato dalla malaria.
Giunsero dapprima nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano, dove lavorarono come mezzadri insieme ad un’altra famiglia, i Serenelli, anch'essa di origine marchigiana e composta solo da padre e figlio, essendo la madre morta da tempo. In seguito i rapporti con il proprietario si guastarono così i Serenelli e i Goretti dovettero lasciare Paliano.
Fortunatamente trovarono un’altra sistemazione, sempre come mezzadri, nella tenuta del conte Lorenzo Mazzoleni a Ferriere di Conca, nelle Paludi Pontine, zona che prima della bonifica fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale e l’immenso acquitrino a sud. Non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare e vi imperversava la malaria. Il chinino, unico farmaco efficace, era soprattutto usato per scopo terapeutico, ma non serviva come prevenzione.
Mentre i genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria si occupava delle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa colonica e badando ai fratellini più piccoli.
Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre morì, stroncato dalla malaria ai margini della palude. Maria aveva appena 10 anni, e fu di conforto alla mamma, rimasta sola ad occuparsi della famiglia. Nonostante il raccolto fosse buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni di ben 15 lire dell’epoca. Il proprietario aveva invitato la madre a lasciare quel lavoro e la casa, poiché non la reputava più all'altezza; ma mosso a pietà dalla disperata richiesta di restare da parte di mamma Assunta, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì, purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina e coltivavano altri terreni. La soluzione sembrò ideale: i Serenelli padre e figlio coltivavano i campi e Assunta accudiva i figli e le due case, oltre ai lavori sull’aia, mentre Maria si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario. Non riusciva però più ad andare a scuola, che già frequentava saltuariamente; era definita dalla gente dei dintorni “un angelo di figliola”, recitava il rosario, era molto religiosa come d’altronde tutta la famiglia. Aveva insistito per fare la Prima Comunione a meno di undici anni, invece dei dodici come si usava allora: con grandi sacrifici era riuscitaa frequentare il catechismo e così nel maggio del 1902 poté ricevere la Comunione. Fino ad allora la sua fu una vita di stenti, duro lavoro, sacrifici, poche messe alle quali assisteva nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello. Questa chiesa però chiudeva da giugno a settembre, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto distante parecchi chilometri.
Intanto i rapporti fra il Serenelli padre e Assunta Goretti si incrinarono, in quanto egli essendo vedovo le fece ben presto capire che se voleva mangiare doveva sottomettersi alle sue richieste non proprio oneste. Siccome Assunta non era disposta a cedere, il Serenelli cominciò a controllare tutto, persino le uova nel pollaio e a passarle gli alimenti con il contagocce. Maria intanto giunta ai dodici anni, cominciava a svilupparsi nel fisico, diventando di bell’aspetto, ma il suo animo era semplice e puro e non aveva avuto tempo di sognare per il suo futuro, tutta presa ad aiutare nel lavoro, sostenere e incoraggiare la mamma e ad accudire i fratelli piccoli. Il figlio del Serenelli, Alessandro, aveva intanto raggiunto i 18 anni, di fisico robusto era l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma, cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere. Quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista poco raccomandabile, che portava in casa e suscitava così le proteste di Assunta, ma il padre lo giustificava dicendo che si doveva esercitare nella lettura. Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima e cominciava a cercare di avere degli approcci di tipo diverso, insidiandola varie volte, ma veniva sempre respinto dalla ragazza. Un giorno le fece apertamente delle proposte peccaminose e al rifiuto di Maria, temendo che ne parlasse in famiglia, la minacciò di morte se non avesse mantenuto il silenzio.
Maria per non aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie, stette zitta, rimanendo meravigliata dalla situazione che non capiva, perché aveva sempre considerato Alessandro come un fratello. Il 5 luglio 1902 i Serenelli ed i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche e Maria seduta sul pianerottolo che guardava l’aia, rammendava una camicia del giovane Alessandro. Ad un certo punto questi lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò verso casa. Giunto sul pianerottolo invitò Maria ad entrare dentro, ma lei non si mosse, allora la prese per un braccio e la trascinò con forza nella cucina che era la prima stanza dove s’entrava.
Il racconto è dello stesso Alessandro Serenelli, fatto al Tribunale Ecclesiastico: Maria Goretti capì le sue intenzioni e prese a dirgli: “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno”. Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie e preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla. Maria lo rimproverava e si divincolava e lui ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia e lei ancora diceva: “Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…”, quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente. Le grida della ragazza a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue, fu trasportata nell’ospedale di Orsenico di Nettuno, dove a seguito della copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici non riuscirono a salvarla. Ancora viva e cosciente, perdonò il suo assassino, dicendo all’affranta madre che l’assisteva: “Per amore di Gesù lo perdono, voglio che venga con me in Paradiso”. Fu iscritta sul letto di morte tra le Figlie di Maria, ricevette gli ultimi Sacramenti e spirò placidamente il giorno dopo, il 6 luglio 1902.
Alessandro arrestato e condannato al carcere, già nel 1910 si era pentito e aveva sognato “Marietta”, come veniva chiamata, in Paradiso che raccoglieva fiori e glieli donava con il suo inconfondibile sorriso. Quando uscì dal carcere nel 1928, andò da mamma Assunta, tornata a vivere a Corinaldo, per chiederle perdono e in segno di riconciliazione si accostarono entrambi alla Comunione, nella notte di Natale di quell’anno.
Il 31 maggio 1935 nella Diocesi di Albano si apriva il primo processo per la sua beatificazione, che avvenne come già detto, il 27 aprile 1947 con Pio XII, lo stesso papa la canonizzò il 24 giugno 1950, di fronte ad una folla immensa, dopo essersi congratulato con la madre, che ammalata e seduta su una sedia a rotelle, assistette al rito da una finestra del Vaticano. Mamma Assunta dunque, semplice e forte donna dei campi, fu presente a quell’evento straordinario, unico caso nella storia della Chiesa in cui un genitore assiste alla glorificazione della propria creatura.
Il corpo di Santa Maria Goretti, novella martire moderna, riposa nella cappella a lei dedicata, nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai Padre Passionisti e meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo cattolico; la sua festa si celebra il 6 luglio.
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